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martedì 26 marzo 2013

"Differenza indifferente"


Una vignetta del sempre grandissimo Quino

Ho deciso di creare un post dalla lunga risposta che ho dato sul sempre interessante blog  di Lettere Scarlatte; sembra anzi che la discussione abbia preso un'avvincente piega che porterà a ulteriori riflessioni sull'argomento.

Durante i miei (miseri, devo ammettere) studi di filosofia, mi sono imbattuta in un concetto che mi ha molto affascinata: la "differenza indifferente". Ovvero: il Sistema vigente ti offre la possibilità di fare/essere tutto quello che vuoi, purché tu rimanga dentro di esso - al Sistema è indifferente che tu sia (ad esempio) di sinistra o di destra, fino a che ti muovi nella cornice che lui ha delimitato per te. Dandoti una (illusoria) possibilità di autodeterminazione, il Sistema ti induce a ritenerti differente dalle altre persone; ma, essendo la tua autodeterminazione circoscritta entro regole ben precise, si deduce che la differenza da te espressa risulta indifferente al Sistema . Questo concetto può essere applicato in senso sociale (donna!, studia/vai a lavorare oppure no, basta che ti sposi/sforni dei figli), economico ("preferisco comprare prodotti Garnier piuttosto che L'Oreal" - fa pure, tanto entrambi i marchi appartengono alla stessa multinazionale), politico ("io voto il centro-sx, non centro il centro-dx" - liberissimo, tanto entrambi gli schieramenti si muovono dentro una prospettiva globale liberista-capitalista).
In Occupy e negli Indignados io vedo tutto questo: vedo movimenti di protesta che non vogliono smantellare il Sistema, limitandosi a proporre una critica che si colloca entro il suo stesso perimetro, non proponendo altri concreti modelli che potrebbero essere alternativi a quello vigente - similmente, del resto, al movimento degli studenti bianchi statunitensi degli anni '60/'70.
Guardando all'Italia, il crollo dell'Unione Sovietica all'inizio degli anni '90 (ero una bambina e assolutamente non capii la portata storica dell'avvenimento), ha gettato la sinistra italiana in un baratro di identità da cui, a mio parere, non è più riuscita a uscire. La cosa che mi addolora di più è stata vedere questa sinistra inerme e incapace di difendere il proprio passato di fronte agli attacchi che le sono e che le stanno piovendo addosso da parte di personaggi privi di qualsivoglia forma di onestà intellettuale: la parola "comunista" è diventata un insulto peggio che "fascista", quando chi, come me, si dedica allo studio della Storia, sa bene che il PCI non è paragonabile al PCUS per una serie infinita di motivi (non starò ad enumerarli, basterebbe leggersi un po' di saggi e studi storici di assoluto pubblico dominio per poter rendersi conto dell'assurdità del paragone).
Vedo la memoria storica sciogliersi, liquefarsi giorno dopo giorno sotto l'acido susseguirsi di manipolazioni, revisionismi, rettifiche, approssimazioni; e la cosa che mi fa male è constatare che nessuno, veramente, la difenda e contrasti pubblicamente in maniera efficace (e sottolineo efficace, nel senso di abbandonare gli intellettualismi e di porsi al livello dell'interlocutore) questa deformazione del reale.

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